South of the Circle – Recensione

Da amanti delle avventure grafiche non potevamo farci scappare South of the Circle, la nuova emozionante esperienza interattiva di State of Play (Lumino, Lumino City) e 11 Bits Studios.

Tra ghiacci e ricordi

South of the Circle non perde tempo e ci lancia immediatamente nel cuore degli eventi, come solo le migliori serie tv sanno fare: nei panni del giovane meteorologo Peter Hamilton, ci ritroveremo sperduti in Antartide, dopo che l’aereo su cui viaggiavamo ha dovuto effettuare un atterraggio d’emergenza.

Sebbene grazie alle doti del nostro abile pilota siamo riusciti ad evitare il peggio, la situazione in cui ci troviamo non è comunque delle migliori: siamo infatti circondati da una fitta tempesta di neve, il nostro compagno ha una gamba rotta e nessuno sembra rispondere al nostro SOS.

Restare nell’aereo in queste condizioni vorrebbe dire morte certa, e starà a noi avventurarci tra i ghiacci alla ricerca d’aiuto. Eppure, come se la situazione non fosse già precaria di per sé, ben presto scopriremo che qualcosa di strano deve essere avvenuto. Le stazioni scientifiche in cui ci imbattiamo sono infatti totalmente disabitate, e i segni lasciati dai loro abitanti danno tutta l’idea di essere state abbandonate in fretta e furia. Il fatto di trovarci in piena Guerra Fredda non fa che aumentare i nostri timori.

Mentre ci facciamo strada tra le nevi cercando di salvare la nostra vita e quella del pilota, tentando di capire cosa diavolo stia succedendo in Antartide, la nostra mente inizierà a fare avanti e indietro nel tempo. Ripercorreremo così i momenti chiave della nostra vita, ricordando le persone per noi più importanti e ricostruendo il puzzle di eventi che ci ha condotti nella situazione in cui ci troviamo attualmente.

South of the Circle: l’arte di saper narrare

La narrazione degli eventi è il fulcro di South of the Circle e, sin dalla prima scena, sin dal primo istante di gioco, scorre perfetta senza intoppi, fluida, incalzante, priva di inutili spiegoni o giri di parole messi li solo per fare da filler.

È una narrazione cinematografica, che accompagna alla perfezione i salti tra presente e passato e che, a sua volta, è sorretta in maniera sublime da una colonna sonora eccellente, capace di cogliere l’essenza di ogni scena (in particolar modo quelle cariche di tensione).

E il perfetto ritmo della narrazione va di pari passi con la cadenza perfettamente ritmata dei salti temporali. Questa scelta di fare continuamente avanti e indietro tra presente e passato è infatti una scelta rischiosa perché, alle lunghe, potrebbe diventare ripetitiva o potrebbe confondere il videogiocatore.

Invece nulla di ciò accade. Non solo gli eventi sono raccontati in maniera profonda e al contempo chiara, ma anche il “peso”, la durata, di ogni salto è perfettamente bilanciata, riuscendo sempre a raggiungere il proprio obbiettivo senza strafare.

Un gameplay fatto di emozioni

In termini di gameplay avremo ben poco da fare in South of the Circle. Come abbiamo detto sin dall’inizio, si tratta di una storia interattiva dove le nostre azioni saranno limitate a condurre Peter tra le nevi e i suoi ricordi, e a scegliere le risposte emozionali che daremo alle varie situazioni in cui ci troveremo.

Non si tratterà infatti di dover scegliere una risposta corretta ma, piuttosto, di scegliere lo stato d’animo con cui reagiremo ad una determinata situazione e, tale scelta, determinerà il tipo di risposta che Peter darà e come la darà. Ogni reazione è esemplificata da una serie di icone colorate che rappresenteranno le varie possibilità a nostra disposizione. Rosso, per esempio, indica una risposta più passionale, mentre viola indica una reazione più sconsolata, e così via.

In alcuni casi sarà possibile interagire con gli oggetti che ci circondano, magari per leggere una nota o una didascalia, o per scegliere su cosa focalizzare la nostra attenzione. Si tratta comunque di eventualità molto limitate ma collocate in punti chiave, pensate per supportare al meglio la narrazione senza, per esempio, far perdere il ritmo facendoci leggere ventimila milioni di lettere, testi o simili.

Panorami mozzafiato e doppiaggi incredibili

Anche dal punto di vista grafico State of Play fa un ottimo lavoro. Caratterizzato da uno stile semi low poly, l’art design di South of the Circle ricorda talvolta quello del Signore degli Anelli di Bakshi, dando l’impressione che si siano stati ripresi attori in carne ed ossa per poi renderli in stile low poly.

Sebbene tutto sia reso in maniera molto curata, è comunque nella realizzazione dell’Antartide che South of the Circle da il meglio di sé dando vita a scorci evocativi.

E non possiamo esimerci dal sottolineare anche l’ottima recitazione e il doppiaggio che caratterizza ogni personaggio che incontreremo. Il lavoro fatto è, anche in questo caso, incredibile dando a South of the Circle una marcia in più e permettendo un’immersione totale negli eventi di cui saremo parte.

Nell’Olimpo delle avventure grafiche

Insomma, se non si fosse capito, abbiamo davvero apprezzato South of the Circle. Un’avventura profonda, malinconica ed incalzante, perfettamente ritmata e capace di tenere appiccicati allo schermo fino alla fine, con il desiderio crescente di sapere come tutti i pezzi del puzzle andranno ad unirsi.

Era dai tempi di Rainswept che non mettevamo le mani su un titolo così ben congeniato, e la cosa non può che farci piacere. Se, come noi, amate le avventure grafiche ben fatte in tutte loro parti, in cui è la narrazione a farla da padrona, allora non potrete assolutamente farvi scappare South of the Circle. Non ve ne pentirete.  

South of the Circle

8.5

South of the Circle

8.5/10

PRO

  • Narrazione perfetta
  • Ottimo doppiaggio
  • Eccellente colonna sonora
  • In italiano

CONTRO

  • Malinconico
11 Bits StudiosAvventuraAvventura graficaNarrazioneSouth of the CircleState of Play