Atomic Heart – Recensione

Grazie alla chiave fornitaci da Focus Entertainment, abbiamo potuto provare Atomic Heart, il nuovo intrigante titolo di Mundfish. Pronti a fare un salto nella Russia del futuro?

La Russia di Ieri, Domani

Atomic Heart è un titolo alla “BioShock”, che ci trasporta in una realtà alternativa in cui l’Unione Sovietica non solo non è mai caduta ma, anzi, è più viva che mai. Con tutto ciò che questo comporta. Grazie infatti alla scoperta di un misterioso polimero, sono stati possibili enormi balzi in avanti in campo tecnologico portando alla creazione, tra le altre cose, di robot, città volanti e reti neurali collettive. Preparatevi quindi a visitare un mondo che sembra essere uscito direttamente dai libri di fantascienza degli anni 60, in una commistione di antico e futuristico come avveniva nel sopracitato BioShock.

Lo scienziato dietro il “grande salto” in avanti dell’URSS è il dottor Sechenov, che sarà anche il nostro mentore durante tutta l’avventura. In Atomic Heart vestiremo infatti i panni del misterioso maggiore “P-3”, militare appartenente alle forze speciali russe e strettamente legato a Sechenov. Ad affiancarci nelle nostre avventure avremo un compagno molto particolare, CHAR-les, un guanto dotato di IA e donatoci dallo scienziato, in modo da essere capaci di intraprendere anche le missioni più complesse.

Nonostante però il nostro addestramento e la tecnologia che ci circonda, qualcosa non andrà come previsto e, ben presto, il “paradiso del futuro” diventerà un “inferno futuristico”. Ovviamente saremo noi a dover rimboccarci le maniche e sistemare il caos in cui ci ritroveremo, mentre cerchiamo di capire chi stia tentando di distruggere tutto ciò che Sechenov ha crerato e, soprattutto, perché.

Guerre robotiche

Atomic Heart è di base uno sparatutto in prima persona, in cui dovremo vedercela con decine di nemici robotici fantascientifici che ci daranno la caccia imperterriti. Fortunatamente anche il nostro arsenale sarà altrettanto futuristico e letale. Ovviamente si va da armi corpo a corpo a potentissimi lancia razzi e armi energetiche che faranno strage di robot.

Tuttavia, la cosa più interessante del nostro arsenale è la possibilità di potenziare ogni arma, rendendola sempre più letale o perfetta per eliminare un determinato tipo di nemico. Con i materiali raccolti durante i nostri spostamenti, potremo infatti creare parti che andranno a potenziare vari aspetti delle armi, come l’effetto dei loro attacchi, il tipo d’attacco speciale, il tipo di munizioni e moltissimo altro ancora.

I piani per questi potenziamenti potranno essere trovati in due modi: all’interno di casse sparse per il mondo o all’interno di poligoni nascosti nel mondo di gioco. In quest’ultimo caso dovremo però sudare un po`per raggiungere le tanto agognate blueprints. Non solo infatti dovremo localizzare il poligono e sbloccarlo, cosa tutt’altro che facile, ma dovremo anche superare le prove (solitamente enigmi ambientali) che ci separeranno dal bottino. Ma, se saremo tenaci abbastanza e riusciremo a raggiungere la fine della sfida, saremo ricompensati con ben 3 mod differenti, capaci di cambiare drasticamente gli effetti delle nostre armi.

Un guanto per amico

Le armi non saranno comunque l’unico modo con cui potremo sbarazzarci dei nostri nemici. In Atomic Heart, infatti, tanto P-3 che CHAR-les non solo saranno potenziabile diventando per esempio più resistenti agli attacchi nemici, ma avranno anche accesso a tutta una serie di abilità.

Potremo quindi usare i polimeri per creare dei getti che bloccheranno i robot permettendoci di eliminarli “più facilmente”, potremo scagliargli contro altri oggetti, creare scudi per subire meno danni, elettrificarli per mandare in cortocircuito i loro cervelli elettronici, e molto altro.

Anche in questo caso, tutte le abilità saranno potenziabili rendendo essenziale la fase di looting. Quale che sia lo stile di combattimento che sceglieremo, gli scontri in Atomic Heart saranno sempre frenetici e richiederanno una buona dose d’attenzione. Nonostante la soverchiante superiorità numerica e resistenza dei robot, i combattimenti sono la parte di gameplay di Atomic Heart che più abbiamo apprezzato.

Non solo sparatorie

Sebbene il combattimento contro i nemici robotici sia l’asse centrale di Atomic Heart, non è l’unico elemento di gameplay con cui avremo a che fare. Nel titolo di Mundfish infatti dovremo vedercela anche con moltissimi puzzle (solitamente per accedere ad aree altrimenti precluse), enigmi ambientali, elementi “platformer” e, un mondo di gioco “open world”. Ed è qui che, a mio parere, ci imbattiamo nella parte più caotica del titolo.

Se infatti il mondo di gioco, gli scontri e la storia di Atomic Heart funzionino più che bene, tutti questi ulteriori elementi posti a corollario dell’avventura principale, sebbene quasi sempre ottimamente implementati, “azzoppano” il risultato complessivo. Prendiamo, per esempio i puzzle. Sebbene innovativi e molto bene congeniati, si arriverà in punti in cui ne dovremo affrontare anche quattro/cinque in rapida successione, con l’impressione di essere stati piazzati in tale modo solo per rallentare il nostro avanzamento verso la fine del gioco.

Qualche enigma di troppo

Lo stesso dicasi per gli enigmi ambientali. Questi si concentrano soprattutto nei poligoni, e saranno l’ostacolo da superare per ottenere i tanto agognati piani per potenziare le armi. Come nel caso dei puzzle anche queste sfide, sebbene siano ben congeniate e richiedano sempre una certa dose di neuroni per essere superate, nel complesso rallentano molto la nostra avanzata e potrebbero risultare frustrati per coloro che si aspettavano di affrontare un normale FPS.

Ma il problema più grande connesso con questi poligoni non sono gli enigmi che contengono, ma il processo per accedervi. Sebbene infatti le strutture siano indicate sulla mappa, per entrarvi dovremo risolvere degli altri mini-puzzle ambientali, ovvero usare le telecamere per disattivare i sigilli d’accesso. Tali telecamere vengono controllate da una serie di dispositivi remoti sparsi sulla mappa ma non contrassegnati, e dovremo rimboccarci le maniche per localizzarli.

Il problema è che, in molti casi, questi mini dispositivi sono difficilissimi da trovare e potrete facilmente perdere ore alla loro ricerca. Come se non bastasse, saremo costantemente sotto l’attacco robotico, cosa che renderà la ricerca ancora più snervante.

E, se è vero che sarà possibile disattivare i nemici per poter esplorare tranquillamente una determinata area, spegnendo il controllo centrale toglieremo la corrente anche alle telecamere impedendoci quindi di accedere ai poligoni! Dovremo quindi attendere che il sistema di controllo si riavvii, insieme ai robot, per poter accedere agli edifici nascosti. Non esattamente una scelta vincente.

Un mondo da esplorare a piedi

Anche l’aspetto “open world” di Atomic Heart non rende al 100%. Sebbene artisticamente sia ineccepibile per quanto riguardi le architetture, in termini di gameplay aggiunge quasi poco o niente e muoversi da un punto all’altro della mappa non sarà esattamente un piacere. Avremo infatti un solo tipo di veicolo con cui spostarci e l’esperienza sarà inquietante. Non solo la nostra rossa macchinetta si guiderà malissimo ma esploderà anche solo a guardarla, e ben presto preferirete muovervi a piedi.

Tuttavia, vi ritroverete a dover coprire anche distanze molto lunghe, attraversando scenari dove l’unica cosa a muoversi saranno le orde di robot sempre pronti a spappolarvi. Insomma, sebbene il contenitore sia molto bello, il contenuto lascia a desiderare. La sensazione predominate è che gli sviluppatori, piuttosto che concentrarsi su un unico genere, abbiano voluto mescolare insieme tante cose alla rinfusa, finendo però con il diluire il cuore dell’avventura.

Ed è infatti proprio la storia principale a risentirne maggiormente. Se infatti, come abbiamo detto, tutti gli elementi aggiunti funzionino e facciano più o meno il loro dovere, il grande difetto che hanno è quello di rallentare notevolmente il ritmo del gioco, facendogli perdere quel senso di urgenza e precarietà che invece avrebbe dovuto essere il filo conduttore di Atomic Heart.

Storia e personaggi da ricordare

La storia alla base di Atomic Heart, sebbene non faccia gridare al miracolo narrativo, è bene pensata e risulta intrigante. Lo stesso dicasi dei personaggi che incroceremo, che risulteranno molto accattivanti anche grazie ad un doppiaggio di altissimo livello, anche nella versione italiana.

Personaggi come il nostro alter ego, nonna Zina o la macchina robotica ninfomane NORA saranno difficili da dimenticare e, insieme alle fasi di combattimento e l’art style, rappresentano gli elementi migliori di Atomic Heart. Tanto che non ci sarebbe dispiaciuto scoprire qualcosa di più su di loro, magari sacrificando qualche enigma o puzzle.

Magistrale anche il lavoro a livello di musiche, con brani evocativi che si adattano perfettamente all’avventura, permettendoci ci calarci ancora di più nel mondo dell’Unione Sovietica. Unico neo, ma solo per i content creator, è l’aver introdotto musiche protette da copyright nonostante la presenza della modalità streamer, problema che fornirà non pochi mal di testa.

Tanto potenziale sotto il sole robotico

Atomic Heart è senza ombra di dubbio un buon titolo dall’enorme potenziale, e che ben si adatta a possibili sequel. Un titolo che fa un lavoro magistrale nel creare un mondo alternativo unico ed intrigante e nell’immergerci in esso. Un tripudio di idee, un art style così unico che rivaleggia, senza molta difficoltà, con quello creato in BioShock.

Altrettanto indubbio è il fatto che la forma finale del gioco sia un po’ troppo “caotica”, piena di tanti elementi diversi che sebbene diano al giocatore tante cose differenti da fare, rallentano il ritmo di gioco facendo perdere quella sensazione di pericolo imminente che invece dovrebbe, a nostro avviso, permeare il tutto.

Questo non toglie assolutamente nulla ad enigmi e puzzle che, come abbiamo detto, seppur presenti in larghissimo numero sono comunque abbastanza innovativi e complessi e faranno felice chiunque ami questo genere di sfide. L’unico vero elemento negativo, sempre secondo noi, è l’aspetto “open world” abbastanza povero e che non apporta granché al titolo, se non dal punto di vista estetico e, in parte, dei combattimenti.

Atomic Heart

7.8

Atomic Heart

7.8/10

PRO

  • Visivamente spettacolare
  • Personaggi interessanti
  • Ottimo doppiaggio

CONTRO

  • Mondo un po' vuoto
  • Gameplay che diluisce troppo la trama
  • Enigmi a volte troppo frustranti
Atomic HeartFPSpuzzlerobotSci-fi